In Italia, quasi la metà dell’acqua immessa in rete viene dispersa (42,4%), la copertura artificiale del suolo raggiunge il 7,1% e la quota di energia rinnovabile nel mix nazionale resta stabile intorno al 20%, con le emissioni di gas serra che calano solo marginalmente. Secondo Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), “le strategie adottate non sono all’altezza della sfida ambientale. Occorre un salto di qualità nella governance, nella coerenza tra politiche settoriali e nelle scelte finanziarie. I costi dell’inazione che oggi pesano sull’economia e sulla società sono destinati ad aumentare, mentre si potrebbe investire sul ripristino della natura con effetti benefici sull’occupazione e la qualità della vita delle persone”.
La dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile è stata al centro del terzo ASviS Live, intitolato “Biodiversità al lavoro: attuare la Legge Ue sul ripristino della natura e il deposito cauzionale (DRS)”, in programma lunedì 17 novembre alla CeoForLife Clubhouse di Roma, in diretta streaming sui canali dell’Alleanza. L’evento ha approfondito i risultati del Rapporto ASviS 2025, che mette in luce i ritardi dell’Italia nel recepire e attuare gli impegni europei e internazionali, in particolare in materia di decarbonizzazione, adattamento climatico e tutela degli ecosistemi. Nel quadro internazionale, il Rapporto conferma l’insufficienza dei progressi globali verso gli Obiettivi dell’Agenda 2030. Nonostante alcuni risultati positivi sul fronte dell’energia pulita, il Goal 13 (Lotta contro il cambiamento climatico) rimane in grave ritardo: il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato (+1,55°C). Ogni anno si degradano cento milioni di ettari di terra, mentre 47mila specie sono oggi a rischio di estinzione. L’Unione europea ha riaffermato l’impegno a tagliare le emissioni del 90% entro il 2040 (rispetto al 1990), ma ha introdotto margini di flessibilità che rischiano di indebolire la coerenza complessiva delle politiche.
Per l’Italia, il quadro è ancora più critico. Il Piano Nazionale Integrato Clima Energia (PNIEC) non consente di centrare gli obiettivi riduzione delle emissioni (-49% al 2030, invece del -55%) e la mancata attuazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC) lascia il Paese esposto agli impatti della crisi climatica. Inoltre, la Legge di delegazione europea 2024 prevede l’adozione, entro sei mesi, del decreto di attuazione della Nature Restoration Law, ma senza stabilire adeguate risorse finanziarie. “È necessario – sottolinea Giovannini – che il Governo definisca un Piano integrato per la protezione e il ripristino della natura, collegando gli impegni internazionali, le raccomandazioni del Comitato per il capitale naturale e la programmazione di bilancio, per evitare che la tutela della biodiversità resti solo un enunciato di principio”.
L’Alleanza invita a ripensare le politiche nazionali in coerenza con le raccomandazioni del Consiglio UE e del semestre europeo 2025, che chiedono all’Italia di accelerare l’elettrificazione, investire nelle rinnovabili, rafforzare la gestione delle risorse idriche e mitigare i rischi climatici attraverso soluzioni basate sulla natura. Tra le azioni prioritarie proposte dall’Alleanza:
• adottare una Legge nazionale sul clima che coordini gli interventi di mitigazione, adattamento e innovazione tecnologica;
• rafforzare la governance partecipativa e la valutazione d’impatto generazionale delle politiche;
• rivedere il PNIEC per allinearlo ai target europei e consentire, grazie allo sviluppo delle rinnovabili, di ridurre i costi dell’energia;
• attuare la Nature Restoration Law, definendo un Piano nazionale di ripristino dotato di risorse adeguate;
• introdurre un sistema di deposito cauzionale (DRS) per i contenitori di bevande monouso, per ridurre la dispersione e favorire un riciclo di qualità.
“Difendere la natura e accelerare la transizione ecologica non è un costo, ma un investimento sulla competitività e sulla sicurezza del Paese – conclude Giovannini –. Ignorare i segnali di allarme ambientale significherebbe condannare l’Italia a un futuro più povero, fragile e ingiusto”.
All’ASviS Live sono intervenuti: Enrico Giovannini, direttore scientifico ASviS (introduce e modera); Andrea Grieco (in collegamento dalla COP 30 di Belém), Progetti di Comunicazione e Advocacy di ASviS; Eleonora Evi, deputata del PD; Enzo Favoino, Campagna “A buon rendere”; Massimo Milani, deputato di FdI; Alessandra Prampolini, direttrice generale WWF Italia; Edoardo Zanchini, responsabile dell’ufficio clima del Comune di Roma.
Per approfondire consulta il Rapporto ASviS 2025 e le proposte sulla dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile